Oggi operano in Italia circa 200 società di mediazione creditizia. Per mettere su una società di mediazione creditizia oltre ad un capitale sociale di € 120.000 occorre poter contare su un volume d’affari (provvigioni) di circa € 1.500.000 annue, tali da giustificare e sostenere un business complesso sia dal punto di vista normativo che da quello congiunturale .
Queste 200 società operano con una rete di circa 3.000 collaboratori.
La figura predominante sul mercato dell’intermediazione creditizia è però l’agente in attività finanziaria. Attualmente sono iscritti all’albo circa 7.000 agenti e alcune migliaia di collaboratori.
A queste figure ufficiali si affiancano migliaia di segnalatori che esercitano in maniera abusiva la professione di intermediatore.
Una delle più frequenti perplessità degli operatori di fronte alla riforma del settore riguarda le attività cosiddette di consulenza che, sia gli agenti in attività finanziaria, che le società di mediazione creditizia ritengono di poter dare ai propri clienti per arricchire il contenuto della loro specifica offerta di servizi.
Molto spesso la parola consulenza è associata dal mercato ai più diversi contenuti professionali collegati con la vendita dei servizi finanziari. In realtà per rientrare in un ambito più tecnico e meglio aderente alla normativa vigente dobbiamo innanzitutto riferirci all’art. 128 Sexties, che definisce la figura del mediatore creditizio come: “ il soggetto che anche attraverso un’attività di consulenza mette in relazione banche ed intermediari finanziari con la potenziale clientela”. Non troviamo un analogo riferimento nell’art. 128 quater che definisce la figura dell’agente in attività finanziaria anzi, l’articolo in questione rimarca che: ”l’attività dell’agente (a parte le attività connesse e strumentali) deve essere rivolta esclusivamente alla promozione e conclusione dei contratti offerti dalla mandante”.
Non vi è quindi alcuna previsione di terzietà per l’agente in attività finanziaria rispetto al soggetto preponente, terzietà ed indipendenza invece assolutamente previste per il soggetto che esercita la mediazione creditizia, indipendenza tutelata dal legislatore anche con l’indicazione di limiti fissati per le società preponenti alla partecipazione al capitale sociale del mediatore creditizio.
L’agente in attività finanziaria è infatti parte integrante del sistema distributivo del preponente sia essa una banca oppure un intermediario finanziario, egli risponde nella conduzione della sua attività alle indicazioni commerciali che riceve dal preponente, non è quindi possibile per lui assumere quell’atteggiamento di terzietà fra banca, istituto finanziario e cliente che sono previsti per un esercizio professionale dell’attività di consulenza. Né può essere passata per consulenza, la diligenza con cui l’agente deve svolgere il suo mandato: sia per quanto riguarda il controllo dell’adeguatezza al profilo del cliente del prodotto offerto, che per esempio la verifica della sostenibilità del finanziamento prima della erogazione dello stesso, in quanto tali comportamenti derivano oggi da precise previsioni normative e non da libere ed incondizionate scelte di carattere etico o professionale.
Se seguiamo questa chiave di lettura della Consulenza nel settore finanziario, quale servizio aggiuntivo, rispetto agli obblighi di professionalità e competenza che la norma lega alla promozione, alla vendita od alla semplice messa in relazione del cliente con la banca o con l’istituto finanziario non possiamo che concludere che solo il mediatore creditizio, fra i soggetti previsti dal T.U.B. possa offrire al cliente sia i servizi di consulenza che la più specifica attività di Mediazione creditizia legata all’ottenimento di un finanziamento.
Il settore del credito al consumo, in generale, si presta con difficoltà, alla possibilità di fornire una consulenza che abbia un elevato grado di competenza professionale per molti motivi, fra i più importanti vi sono: l’elevata standardizzazione dell’offerta dovuta alla forte concentrazione del mercato (oggi circa due terzi del mercato Italiano del settore sono controllati da tre soggetti) e la scarsa propensione del consumatore a cercare un servizio di consulenza qualificata se associata con prodotti di credito al consumo che riguardano in genere piccoli importi.
Il settore dei Mutui Immobiliari al contrario di quello del credito al consumo ha un approccio con il concetto di consulenza diverso, sia perché legato ad una dimensione economica più importante per il consumatore, sia perché legato ad una complessità di valutazioni che non attengono solo alle caratteristiche economiche del prodotto scelto, ma anche a considerazioni di lungo periodo che riguardano ad esempio il mercato immobiliare e la sua evoluzione futura in particolare in relazione alla locazione dell’immobile individuato. Questo settore, come dicevamo, si presta più facilmente a fare apprezzare al consumatore la competenza professionale dell’interlocutore con cui dialoga ed eventualmente a favorire un approccio professionale che valorizza la parte consulenziale del rapporto fra professionista e consumatore.
Ma è in settori particolari del mercato finanziario che la parte relativa alla consulenza assume una rilevanza che per le sue specifiche caratteristiche tecniche e molto spesso specialistiche assume un rilievo addirittura maggiore rispetto alla attività cosiddetta “caratteristica” della mediazione creditizia volta alla semplice ricerca ed ottenimento di un finanziamento. In questi specifici settori “di nicchia“ per esempio legati: alle attività di garanzia dei confidi, alla finanza agevolata, oppure semplicemente alla finanza per le aziende si sviluppa l’attività di società di mediazione creditizia che non hanno grandi dimensioni come quelle che si occupano degli altri settori, ma occupano professionisti a cui è richiesto in genere una maggiore e più specifica preparazione professionale per poter prestare questi servizi di consulenza.
Le finalità del nostro sito sono, come al solito, quelle di aiutare i giovani che vogliono conoscere il mercato finanziario ai fini di uno sbocco occupazionale e di fornire loro informazioni dettagliate e precise per la loro formazione professionale. Oggi chiunque può ascoltare sul mercato frasi generiche come “ il futuro della professione passa per la formazione e la consulenza “ il nostro proposito è dare ai nostri iscritti un supporto concreto e professionale alla loro crescita che non si esaurisca in generici slogan.
Gaetano Burrattini
Bella e pratica distinzione, peccato solo che poi nella realtà dei fatti tutto ciò non avvenga, non sarà mai possibile da parte di nessun fare vera consulenza fintantoché ci saranno logiche commerciali a guidare le scelte. A mio modesto parere, sono un promotore finanziario che inizialmente si è occupato di raccolta per soli due anni e poi di erogazione da 9 anni, la Vera consulenza si potrà offrire solo con un approccio indipendente che porti in primo piano l’interesse del cliente e non quello del prodotto o della banca più redditizi per il proponente. La logica dovrebbe essere di un mercato più maturo che apprezzi sempre più obbligazioni di mezzi e non di risultato al pari della consulenza del commercialista piuttosto che dell’avvocato, privilegiare dunque la consulenza indipendente a tutti i livelli.