I dati di CRIF: un’occasione per riflettere sulle prospettive del mercato creditizio

Ogni anno Crif con la presentazione dei dati del mercato delle richieste di finanziamento ci offre l’occasione per discutere ed analizzare l’andamento del nostro mercato di riferimento.

Quest’anno le richieste di mutui sono ancora leggermente al di sotto (-3,6%) rispetto al 2012, anche se incrementano il loro trend nel corso dell’ultimo semestre del 2013, la situazione di questo comparto è purtroppo ancora lontana dai dati che si registravano prima della crisi del 2008 (-51,3%).

Leggermente differenti in termini di percentuali sono i dati relativi ai crediti alle famiglie: crediti non finalizzati e crediti finalizzati che complessivamente registrano un ritardo inferiore rispetto ai picchi di richieste del fatidico 2008 (-21,9%). Più in dettaglio, l’analisi dei prestiti finalizzati rispetto al 2008, registra un ritardo maggiore (-30%) di quello riscontrato dai prestiti personali che risulta più contenuto (-18%).

Domanda di mutui

Quest’ultimo dato ci spinge a fare alcune riflessioni sul comportamento dei consumatori. Possiamo dire, in generale, che con il perdurare della crisi il comportamento dei consumatori si sia fatto più attento e più selettivo privilegiando la formula del prestito personale sia per una generale maggiore economicità e confrontabilità dei costi, che perché meno legata a processi d’acquisto cosiddetti d’impulso.

Nei dati Crif non è analizzata, ma da altri studi si rileva (Assofin), è l’andamento delle richieste di finanziamenti per cessioni del quinto dello stipendio, questa forma di finanziamento quest’anno è cresciuta del 22% rispetto al 2012, anche in questo comparto non si sono ancora raggiunti i livelli del 2008. Ma perché questo settore cresce in un quadro di diminuzione dei volumi di altre forme di finanziamento? Le spiegazioni  sono più di una, proviamo a darne alcune anche noi. Come possiamo vedere dall’analisi dei dati Crif la rischiosità del comparto è cresciuta (le cause sono note) ed in particolare per i prestiti personali è giunta fino al 4%, se ne deduce che le banche hanno iniziato a dirottare disponibilità di capitali verso questa forma tecnica di finanziamento ritenendola meglio garantita rispetto al prestito personale. Una ulteriore spiegazione di tale crescita è anch’ essa connessa alla congiuntura economica, infatti le cessioni del quinto ai pensionati trainano come crescita l’intero comparto, perché sono in gran parte destinate a supportare le necessità dei  componenti del nucleo familiare del pensionato che sempre più spesso sono senza reddito, su questo incide fortemente il dato (ISTAT) dei 9 milioni di italiani in età da lavoro e senza reddito. In conclusione l’esame dei dati ci porta ad individuare, come già fatto più volte nel passato, la anticiclicità dell’andamento della cessioni del quinto dello stipendio rispetto alle altre forme di finanziamento e quindi non possiamo che prevedere buoni dati di crescita nell’immediato futuro per gli operatori specializzati in questo settore.

Tassi di default

L’analisi dei dati Crif ci offre un quadro abbastanza positivo del comparto che riguarda le aziende private, infatti mentre registra un aumento delle richieste di finanziamento ci indica anche che queste ultime non si rivolgono più solo alle banche, ma anche a canali alternativi, per esempio i mini bond, inoltre sempre più di frequente utilizzano le garanzie dei confidi e sono in grado di sfruttare autonomamente od in consorzi di impresa le possibilità dei finanziamenti previsti dai bandi comunitari.

Concludiamo da dove abbiamo cominciato e cioè dal comparto dei mutui, questo comparto merita un’attenzione diversa rispetto al comparto del credito al consumo oppure dei finanziamenti alle aziende, per due ordini di motivi, primo perché la massa più consistente dei finanziamenti intermediata dai mediatori creditizi e dagli agenti in attività finanziaria, secondo perché vede coinvolti in maniera sempre più predominante soggetti finanziatori provenienti dall’estero che aggrediscono il nostro mercato con tecniche che costringono le nostre banche locali in difesa perché poco propense a strutturare proprie reti di vendita o costruttive relazioni con altri intermediati quali i mediatori creditizi. Il ritardo riscontrato in questo settore, (siamo poco sopra il 50% dei mutui erogati nel 2008) non è stato ridotto dalla politica dei tassi in ribasso adottata dalla BCE sul tasso di riferimento ormai allo 0,25 ed i conseguenti ribassi dell’Euribor (arrivato a dicembre del 2013 allo 0,27) dimostrando ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, che in assenza di politiche economiche incentrate sulla crescita dell’occupazione e quindi non solo su manovre degli strumenti finanziari anche questo comparto non potrà riprendere a crescere.

Gaetano Burrattini

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