Concludiamo la serie dei tre articoli dedicati all’approfondimento di alcune tematiche riguardanti il fenomeno del riciclaggio proponendovi le osservazioni dell’UIF sugli aspetti delle transazioni finanziarie più immediatamente ricongiungibili ai vari aspetti della criminalità.
Nell’ambito della fenomenologia criminale rientrano tipologie alquanto diverse fra loro, ma accomunate dal fatto che il comportamento finanziario esaminato induce il sospetto di una finalizzazione – tramite l’utilizzo di artifici (phishing), approfittamento di situazioni di difficoltà (usura) o altro – alla ingiusta “spoliazione” della vittima con conseguente appropriazione da parte dell’autore dell’illecito.
Le analisi condotte nel 2012 dall’UIF e dalla Guardia di Finanza hanno evidenziato l’effettiva ricorrenza di alcuni schemi operativi. Il fenomeno dell’usura ha formato oggetto di particolare attenzione: il relativo modello è stato individuato in oltre 1.000 segnalazioni. In una trentina di casi, le operazioni segnalate come sospette sono apparse riconducibili a tentativi di infiltrazione criminale in imprese vulnerabili per la ricorrenza di situazioni di crisi economica.
Continua ad essere molto frequente (quasi 2.000 casi) la segnalazione di frodi informatiche.
Nelle segnalazioni esaminate, sono stati rilevati anche alcuni altri schemi ascrivibili – una volta intervenuta la procedura concorsuale – alla sfera dei “reati fallimentari”. In generale, si tratta di segnalazioni che evidenziano comportamenti distrattivi posti in essere nell’ambito di imprese individuali o collettive in situazione di marcata difficoltà finanziaria, se non già in situazione di insolvenza ancorché non giudizialmente dichiarata, come spesso è confermato anche dall’analisi dei dati disponibili in Centrale dei rischi.
Nel corso del 2012, sono state analizzate circa 400 SOS, prevalentemente inoltrate da intermediari bancari, relative ad attività di compro-oro. È emersa un’operatività caratterizzata dal versamento di assegni o la ricezione di bonifici disposti da parte di società del settore orafo a favore dei compro-oro, a fronte dei quali si registrano numerosi prelevamenti di contanti. Parallelamente all’ingente utilizzo di contante, le segnalazioni evidenziano frequentemente ulteriori elementi di anomalia, quali:
– l’uso distorto dei conti personali dei titolari d’impresa, su cui vengono spesso fatte transitare somme in realtà connesse con l’attività aziendale;
– il tentativo di frazionare/dissimulare il reale ammontare dell’operatività in contanti, con disposizioni di giroconto verso altri intermediari dove i fondi vengono prelevati per cassa ovvero con numerose operazioni di ricariche di carte prepagate intestate agli stessi titolari dell’azienda o a dipendenti della stessa, che successivamente prelevano l’intero importo presso sportelli automatici di diversi intermediari;
– il versamento, sui rapporti aziendali o dei titolari d’impresa, di assegni bancari – spesso restituiti insoluti o protestati – che induce a ipotizzare un esercizio abusivo dell’attività finanziaria di credito su pegno, con possibili risvolti usurari.
Ancorché l’utilizzo di contante sia fisiologico per i compro-oro, le dimensioni assunte dall’operatività segnalata (talvolta, svariati milioni di euro per singoli operatori) e la presenza di indicatori di anomalia inducono il sospetto che l’operatività osservata, piuttosto che rappresentare una manifestazione fisiologica del fenomeno, sottenda comportamenti fuori dalla legalità.
La fenomenologia di carattere corruttivo rappresenta, per la sua gravità in termini di effetti economici e sociali, un punto d’interesse fondamentale, al di là della rilevanza quantitativa della casistica di riferimento.
Tale attività di controllo ha prodotto un numero significativo di segnalazioni di operazioni sospette, incentrate prevalentemente su un utilizzo anomalo di denaro contante e anche, in alcuni casi, sulla commistione tra conti personali e conti dei partiti/movimenti politici. Il recente caso dell’on. Gasparri che ha acquistato una polizza vita con i fondi del gruppo PDL è indicativo.
Nel 2012 sono state trattate alcune segnalazioni in cui gli intermediari hanno manifestato sospetti in ordine alla corretta applicazione dei disposti normativi volti ad assicurare la tracciabilità dei flussi finanziari nel settore dei appalti pubblici di lavori, servizi e forniture, con la specifica finalità di “rendere trasparenti le operazioni finanziarie relative all’utilizzo del corrispettivo dei contratti pubblici, in modo da consentire un controllo a posteriori sui flussi finanziari provenienti dalle amministrazioni pubbliche e intercettare eventuali usi degli stessi da parte di imprese malavitose”.
L’operatività che viene segnalata come anomala riguarda diverse fattispecie, tra loro variamente combinate ma comunque connesse ai tre principali adempimenti intorno ai quali ruota l’impianto della normativa antiriciclaggio: 1) l’utilizzo da parte di tutti gli attori della filiera di uno o più conti correnti dedicati, anche in via non esclusiva, alle commesse pubbliche; 2) l’esecuzione di tutti i movimenti finanziari mediante bonifico bancario o postale ovvero con altri strumenti di incasso o di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni; 3) l’indicazione, in relazione a ogni transazione, dei codici identificativi volti ad assicurare la tracciabilità del pagamento (CIG/CUP della commessa).
Con queste osservazioni che vi abbiamo proposto in questa serie di tre articoli sul tema non riteniamo di avere esaurito la trattazione del tema delle attività di contrasto al fenomeno del ricilaggio. Pensiamo che la lettura di questi temi , cosi come sono stati trattati nel rapporto annuale dell’UIF, da cui abbiamo tratto i materiali, abbia alimentato il vostro interesse per un tema che spesso viene considerato noioso, ma quando invece lo si collega alla realtà ed alla contingenza economica attuale può diventare interessante.
Salvatore Infantino e Gaetano Burrattini